Protezione catodica e Telecontrollo
Tecnologie a servizio della sicurezza.
Cos’è la Protezione Catodica?
La protezione catodica è un sistema di salvaguardia dalla corrosione di un qualsiasi manufatto metallico.
Perché fare Protezione Catodica?
I metalli a contatto con una soluzione elettrolitica o con dei materiali umidi subiscono una corrosione elettrochimica che consiste essenzialmente nell’allontanamento di ioni metallici da alcune zone del manufatto. Questo movimento di ioni comporta il fenomeno di ossidazione dei metalli che, nel caso del FERRO e dell’ACCIAIO, conosciamo meglio con il nome di ruggine. Gli ossidi metallici (la ruggine nel nostro caso) perdono le caratteristiche di chimico/fisiche proprie del metallo ed il manufatto perde resistenza strutturale che, a lungo andare, lede la sua integrità e ne provoca il collasso o comunque ne limita (impedisce nei casi più estremi) il suo impiego.
L’applicazione della Protezione Catodica mira ad eliminare (o comunque rendere trascurabile) il fenomeno di ossidazione dei metalli e prolungare la vita utile delle strutture e dei manufatti.
Quando il manufatto è un ponte soggetto a traffico veicolare o un tubo che trasporta fluidi infiammabili è facile intuire che la Protezione Catodica agisce per tutelare la sicurezza degli utilizzatori del manufatto.
Come si fa Protezione Catodica?
Protezione passiva
I rivestimenti protettevi (vernici, fasciature plastiche, ecc..) sono molto utili allo scopo di proteggere il manufatto perché limitano la superficie del metallo a contatto con l’elettrolita a quella presente nei soli difetti del rivestimento.
Protezione attiva
La protezione catodica attiva è una tecnica elettrochimica che, fornendo energia dall’esterno, contrasta il processo di ossidazione dei metalli; questa tecnica in abbinamento alla protezione passiva garantisce il miglior grado di sicurezza possibile nella gestione delle strutture metalliche adibite ai più svariati impieghi.
Telecontrollo: cos’è?
Con il termine Telecontrollo si definisce genericamente una soluzione di automazione che prevede la supervisione mediante un software e la raccolta dei dati tramite una rete di apparati e strumenti geograficamente distribuiti su un impianto anche complesso. Stiamo insomma parlando di una soluzione hardware e software, che può limitarsi alla lettura di un dato a distanza, vale a dire il monitoraggio, oppure prevedere la possibilità della modifica dello stato di un sistema da remoto attraverso dei sensori o attuatori. In questo caso i sistemi di telecontrollo sono capaci di mettere in atto un’operazione di regolazione.
Quasi sempre, dietro al funzionamento di un sistema di telecontrollo c’è un centro di supervisione, che consente l’elaborazione e la gestione dei dati che provengono dai diversi apparati, così da consentire il monitoraggio e/o l’intervento da parte di un operatore umano.
Come funziona il telecontrollo
I sensori svolgono un ruolo fondamentale per il funzionamento di un sistema di telecontrollo: installati sugli impianti da controllare, permettono di monitorare l’andamento delle grandezze che si è deciso di prendere in esame. E soprattutto di trasmetterle: il telecontrollo, infatti, si basa sullo scambio di informazioni tra la periferia (gli impianti) e il centro di controllo, quindi un ruolo importante viene svolto dall’infrastruttura di comunicazione deputata che, specie in ambito industriale, passa sempre dall’impiego di protocolli di comunicazione specifici per il settore. Sempre più cruciale per il telecontrollo è la possibilità non soltanto di controllare il processo, ma anche di acquisire e gestire nel tempo i dati prodotti dagli impianti, che ormai possono e devono essere trattati alla stregua di veri e propri dati digitali, da cui è possibile ricavare informazioni di valore anche nel lungo termine (ad esempio per l’ottimizzazione dei processi produttivi).
Questa “rete” di sensori dislocati in campo permettono di tenere sotto controllo l’intero impianto 24h/24h per 365 giorni all’anno e gestire in tempo reale le anomalie che si presentano limitando i disservizi per l’utenza finale.
Inoltre, sulla scorta dei dati storici, si possono prevedere anomalie funzionali ed intervenire per correggerle ancor prima che generino situazioni critiche e/o pericolose.
Parafrasando un vecchio slogan pubblicitario si può affermare che